Decluttering dei sentimenti di rabbia e dolore nei confronti dei componenti della vostra famiglia d’origine.

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Oggi parliamo di decluttering dei sentimenti di rabbia e dolore nei confronti dei componenti della vostra famiglia d’origine.

La famiglia, intesa come il nucleo famigliare comprendente sia genitori, sorelle/fratelli figli e zii ma anche il nucleo di amici più stretti, si sta rivelando, sotto questo cielo di agosto, per quello che è davvero.  Legami antichi e indissolubili splendono, sotto il sole, come oro lucente e la famiglia delle dodici anime si sta piano piano rivelando. Altri legami, basati sul bisogno, ipocrisia, sull’apparenza e sul senso di colpa, scricchiolano, si scontrano, arrivano ai ferri corti.

Fermatevi e riflettete: non litigate con vostra madre/padre/fratello/figlio/moglie/marito sempre per le stesse cose? Non sono forse sempre gli stessi comportamenti di una certa persona che vi mandano in bestia? E se ripercorrete la storia delle vostre famiglie d’origine di madre/padre non notate dei corsi e ricorsi? Mettete a fuoco lo schema che più vi fa soffrire: oggi potete lasciarlo andare.  (Non fissatevi sul perché accade: non ci è dato sapere sempre il motivo di tutto il disegno. Se vi fissate sul perché qualcuno vi fa star male soffrirete e non è detto che arriviate a una vera risposta. A me aiuta pensare che chi fa del male lo fa “per storia, non per colpa”, ossia perché non ci arriva e non perché vuole farlo.)

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Oggi  avete la possibilità di  lasciare andare il dolore che questi comportamenti famigliari ripetuti vi provoca. Come? Perdonando prima di tutto se stessi per essere stati schiavi del dolore e della rabbia. Lasciate andare. Sono passati molti anni ormai, e avete già sofferto abbastanza. Permettetevi di togliervi questa catena e siate leggeri, come bolle di sapone che salgono nel cielo.

Il concetto di perdono non ha un significato religioso: stiamo, in fondo, parlando di decluttering e il perdono è il modo concreto di fare pulizia. E’ uno strumento del vostro lavoro: usate la scopa per spazzare via la polvere dal pavimento, il tasto CANC per cancellare i refusi, il sapone per lavare via lo sporco dalle mani. Per ogni cosa c’è uno strumento adatto. Perdonare in primo luogo significa fare un’azione su se stessi. Ho notato che un fraintendimento molto comune è pensare che il vostro perdono influenzi i comportamenti degli altri. Una volta perdonato si spera che gli altri cambieranno atteggiamento. No: il libero arbitrio dell’uomo comporta che ognuno si possa comportare come preferisce e nessuno può cambiare questa cosa. Ciò che è importante è che capiate che perdonare funziona su di voi, fa star meglio voi, vi libera. Perdonare significa mettere in pratica questa azione: “voglio essere libero da questa rabbia/dolore e lo lascio andare”. Perdonando chi non è stato capace di comportarsi in modo diverso e chi ha chiuso il proprio cuore lasciate andare (decluttering) pesi che vi schiacciano e vi zavorrano a terra.(con il morale sotto terra!) E ricordate: i comportamenti famigliari sono “per storia mai per colpa” ossia perché uno non ci arriva, non perché vuole farti male. Se avete letto questo post voi ci arrivate quindi potete farlo.

Lasciate andare, andare, andare…come bolle di sapone nell’aria, sentitevi leggeri e con il cuore pieno di gioia: oggi è un giorno speciale.

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7 commenti Aggiungi il tuo

  1. LM ha detto:

    condivido tuttissimo!

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  2. Francesca ha detto:

    Ciao, ho appena compiuto 40 anni e ho ineluttabilmente fatto il bilancio della mia vita. E constatato che sono una persona astiosa. Sono arrabbiata con tutti, me compresa, la mia vita non mi piace, il mio legame sentimentale non mi piace, la mia casa non mi piace. E non è bello constatarlo. Ho messo su famiglia da poco e sto continuando a ripetermi che, per quello che ho ottenuto, tanto valeva farlo quando di anni ne avevo 20. Ho letto un sacco di cose sul perdono ma quando visualizzo me nell’atto di farlo mi sento falsa ed ipocrita. In questo mondo, dove tutti accusano il prossimo ed accampano mille scuse per non prendersi responsabilità, il perdono sembra diventata una cosa ufologica e non ci credo più nemmeno io. Mi chiedo se ho mai incontrato la felicità e me ne sono dimenticata o se l’ho evitata tutti questi anni. Quindi come ne si esce? Spero di non aver lanciato parole a caso, ho scritto di getto.

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    1. Una lettrice ha detto:

      Cara francesca credo che il primo passo per abbracciare la felicità sia fare un bel bialcio onesto della propria vita. Mi sembra che tu questo punto l’abbiamo già attivato e suoerato. Ora perchè non provi a cercare in questo sito i post #100giirnidifelicita? È una piccola sfida con te stessa: se arrivi alla fine, wow, ti cambia la mente. Si tratta di trovare ogni giorno un motivo per essere frlice qui, ora, con gli strumenti che hai, nel modo ij cui sei. Anche io ho fatto e sto facendo questo percorso. Solo dopo aver inizito a capire cosa è la felcità per te potrai inziare a perdonaee. Perdonare è un azione che fa io cuore e non il cervello…vedrai che nel giro di un po di tempo accadrà, semolicemenye. Seguimi: parlerò ancora di questi temi: io fccio un percorso non sono perfetta, non ho facili soluzioni. Inciampo e mi rialzo e lo racconto.

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      1. Una lettrice ha detto:

        L’ho scritto dal cellulare! è pieno di refusi, mi dispiace 🙂

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  3. Federica ha detto:

    Condivido, il perdono è una pratica potentissima! Ho una domanda, una delle tante che dentro di me aspettano rusposta: lascio andare la rabbia, il rancore, col cuore. Comprendo profondamente ed accetto i limiti miei e quelli dell’altra persona, presenti e futuri.. Ma come scrivi anche tu perchè funzioni l’atto di perdonare deve essere fatto senza aspettative, lasciando la perdona libera di comportarsi come riesce, come ha fatto in passato. Il problema per me giunge quando mi trovo a voler perdonare atti di infifferenza, mancanze di rispetto per i miei sentimenti, giudizi spietati e reiterati. Dal momento che l’atto si ripresenta, il dolore si rinnova e con esso il rancore. Sono stanca…
    Mi scuso per eventuali errori, anche io scrivo da cellulare, un abbraccio

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    1. Una lettrice ha detto:

      guarda Federica quel che dici è vero: accettare che gli altri siano quel che sono e allo stesso tempo non esserne feriti, è duro.
      Però nel post forse non ho spiegato bene che la prima persona da perdonare sei tu: per essere stata male, per aver lasciato che qualcuno ti ferisse, non ti rispettasse, ti facesse sentire stupida, o sporca, o cattiva…etc. Quando perdoni te stessa per aver permesso di farti sentire così…difficilmente la volta dopo ti tocca. Lo ignori dal tuo profondo del cuore o fai smettere quel comportamento interromepndo rapporti perchè non vuoi più sentirti in quel modo perchè vali di più. In questo il perdono è decluttering: butti via le emozioni negative e ci pensi bene due volte prima di rivolerle in casa….

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