“I libri degli altri”. Il lavoro editoriale di Italo Calvino in mostra a Roma

La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma partecipa ai festeggiamenti per il 90° anno di nascita di Italo Calvino con una mostra, a ingresso gratuito. (qui tutte le informazioni pratiche).

Italo Calvino ha intrattenuto un lungo rapporto di lavoro con la casa Einaudi, svolgendo negli anni molteplici ruoli: redattore, addetto stampa, dirigente, traduttore, compilatore di un’antologia scolastica, infine direttore di collana. Un insieme di esperienze professionali come editore – o come editor, si direbbe oggi – che si intrecciano con l’attività più propriamente letteraria, artistica e saggistica. Per Calvino – così come per i suoi maestri, Pavese e Vittorini – il lavoro editoriale, nelle sue diverse funzioni, rappresenta l’occasione per proporre e divulgare una propria idea di letteratura, la stessa che anima, pur con diverse modalità, le sue creazioni letterarie. 

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Il massimo del tempo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri, non ai miei.
Ne sono contento, perché l’editoria è una cosa importante nell’Italia in cui viviamo e l’aver lavorato in un ambiente editoriale che è stato di modello per il resto dell’editoria italiana, non è cosa da poco.

Lettere, prime edizioni, articoli, autografi, sopraccoperte autografate: fino al 31 gennaio 2014 l’esposizione sarà visitabile in modo gratuito. I visitatori potranno guardare anche rare fotografie dello scrittore concesse dalla biblioteca comunale Italo Calvino di Castiglione della Pescaia.

Sul lavoro di Calvino editore hanno detto

“Era un lavoratore tenace, non mollava per ore e ore, ma non l’ho mai visto affaticato, come non ricordo che protestasse mai o si lamentasse dell’editore o dei colleghi (e dire che in via Biancamano il vezzo del mugugno, da Pavese in poi, che per protesta contro Einaudi si metteva addirittura in mutande, era una vecchia abitudine. Paolo Serini, che aveva due Giulii, Einaudi e De Benedetti alla «Stampa», emetteva quasi ogni settimana delle soavissime lamentazioni). Credo che non amasse il lamento e il borbottio come poco etici e, in ultima istanza, poco virili.” (Guido Davico Bonino su Italo Calvino)

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